Si presume che le fake news abbiano un effetto negativo sul comportamento delle persone. Tuttavia, questo rapporto causa-effetto è stato raramente verificato. Due ricercatrici irlandesi hanno colmato la lacuna con un studio che ha restituito risultati interessanti
La diffusione delle fake news non è un fenomeno nuovo. Il legame con l’attuale emergenza sanitaria può però portare ad interrogarsi più a fondo sul loro effetto. La ripetuta esposizione a notizie false sul Covid-19 può indurre comportamenti potenzialmente dannosi? Ciara M. Greene e Gillian Murphy, psicologhe e ricercatrici presso l’Università di Dublino, hanno realizzato uno dei pochi studi esistenti su questo tema.
Fake news e comportamento: la ricerca
Le studiose si sono concentrate su un campione di 4500 persone – all’oscuro del reale obiettivo della ricerca – invitate, nel maggio 2020, a leggere diverse notizie legate alla pandemia: alcune vere, altre false. I partecipanti sono così venuti a conoscenza, tra le altre cose, del fatto che il caffè può proteggere dal Coronavirus, che le aziende farmaceutiche nascondevano gli effetti collaterali dannosi di un vaccino allora in fase di sviluppo e che l’app di tracciamento dei contatti che sarebbe stata rilasciata dal servizio sanitario pubblico irlandese era stata sviluppata da persone legate a Cambridge Analytica (società di consulenza informatica finita al centro di uno scandalo internazionale per aver influenzato le campagne elettorali in diversi Paesi). Ovviamente, si tratta di notizie false costruite ad hoc.
Gli esiti dell’analisi
Nei mesi seguenti, le persone sono state interrogate sui loro comportamenti. È emerso che, in base alle notizie lette, i partecipanti hanno espresso l’intenzione di modificare le proprie azioni solo in piccola parte. Ad esempio, solo il 5% di coloro che erano stati informati dei presunti rischi legati all’app di tracciamento ha detto di non volerla più scaricare. Visto in questi termini, il rapporto tra fake news e comportamenti rischiosi sembra irrilevante. Eppure, sui grandi numeri, non è così. Nei primi anni 2000 – ricordano le autrici – la diffusione di una falsa notizia sul legame tra il vaccino contro il morbillo e l’autismo portò un modesto calo di vaccinazioni (10%), che si rivelò tuttavia tutt’altro che trascurabile nell’incidenza di casi della malattia.
Ai fini della validità della ricerca bisogna poi considerare il fatto che i partecipanti hanno letto queste notizie false una sola volta. Ma nella realtà quotidiana, specialmente tramite i social media, siamo sottoposti a un flusso costante e ben più intenso di informazioni. Tra le quali possono ripresentarsi di frequente anche fake news. L’impatto di una fruizione ripetuta necessiterebbe di un ulteriore approfondimento.
La scarsa utilità degli avvertimenti
Un altro interessante elemento che emerge dalla ricerca delle studiose irlandesi riguarda l’impatto di avvisi e allerte sulla possibile presenza di fake news tra le informazioni sottoposte ai partecipanti. Ebbene, coloro che hanno letto questo “avviso”, presentato casualmente dalle ricercatrici, non hanno mostrato alcuna reazione diversa dagli altri. Ciò significa che, mentre le fake news possono determinare un effetto concreto sui comportamenti delle persone, gli inviti a fare attenzione a ciò che si legge, a riflettere e a sviluppare un pensiero critico, sono sostanzialmente inutili. Due aspetti da tenere in considerazione quando si trasmettono informazioni fondamentali per la salute dei cittadini.