Nel suo ultimo saggio, l’ex direttrice del New York Times Jill Abramson ripercorre le recenti evoluzioni e oscillazioni delle testate cartacee e digitali, evidenziando le sfide e le opportunità di questa nuova epoca
Jill Abramson è stata la prima (e unica) direttrice donna del New York Times. Oggi insegna giornalismo all’Università di Harvard ed è editorialista politica del Guardian. Nelle librerie italiane è appena uscito il suo saggio Mercanti di verità, edito da Sellerio: un’indagine sul giornalismo contemporaneo che, analizzando l’evoluzione di due quotidiani americani – New York Times e Washington Post – e di due popolari siti di notizie BuzzFeed e Vice – racconta le oscillazioni e le sfide che il giornalismo tradizionale e digitale stanno affrontando.
Fame d’informazione: dal “Trump Bump” al profondo torpore
Donald Trump non ha mai fatto mistero della sua avversione per gran parte della stampa statunitense. Eppure, con la sua sola presenza ha fatto un grande regalo – seppur temporaneo – al giornalismo americano, che negli anni della sua presidenza è tornato ai tempi d’oro. Le notizie su Trump generavano quasi una sorta di dipendenza da entrambe le parti; anzi, specialmente da parte dei suoi avversari. Jill Abramson parla di questa recente tendenza nell’introduzione del suo libro (pubblicata da Il Post), ricordando un breve periodo di ricrescita del settore, sostenuta anche da eventi di forte impatto mediatico come la pandemia e il movimento Black Lives Matter. Nel novembre 2020 è tutto finito. Joe Biden, con il suo stile sobrio e pacato, ha decretato la fine del ritrovato interesse degli americani per l’informazione.
Carta stampata: vincitori e sconfitti
In Europa, alla riduzione della platea dei lettori dei giornali cartacei non sta seguendo uno speculare aumento degli utenti delle testate su web: il passaggio è lento e incerto. Il problema è che i costi delle inserzioni sulla carta stampata sono molto più care: gran parte delle testate impiegheranno anni per riuscire a compensare le perdite con i ricavi della pubblicità digitale. In Italia, come negli Stati Uniti, dove il New York Times domina il settore, i giornali storici e autorevoli come il Corriere della Sera resistono. Gli altri arrancano.
Il New York Times è uno dei pochi che riesce a sostenersi finanziariamente con la sola diffusione cartacea. Lo deve ai suoi lettori: persone benestanti e istruite che non interrompono gli abbonamenti. Ciò significa che le notizie non interessano e non raggiungono la grande maggioranza della popolazione. In particolare, si osserva un profondo indebolimento della stampa locale; la più vicina alle persone, la più autentica. In America si parla già a tal proposito di “desertificazione delle notizie”.
Il primato del digitale
Anche BuzzFeed e Vice hanno registrato numeri in calo dopo la fine della presidenza di Donald Trump. Tuttavia, per le due aziende si aprono prospettive di crescita decisamente migliori. Intanto, nel 2021 BuzzFeed ha vinto un premio Pulitzer e Vice un Polk Award. Nonostante – ricorda l’autrice – sia difficile ipotizzare quali cambiamenti in quest’epoca siano ciclici o di passaggio e quali strutturali, è piuttosto certo che il passaggio agli investimenti pubblicitari nel digitale sia un processo irreversibile. Così come lo è il posizionamento dei social media come fonti di notizie: Google e Facebook sono diventati gli editori più importanti al mondo. I social determinano oggi anche il contenuto delle notizie: i redattori dei giornali li tengono d’occhio per capire quali storie sono di tendenza, talvolta lasciando in disparte argomenti che, seppur meno attraenti o emozionanti, sarebbe più importante affrontare e diffondere.
Quale futuro per il giornalismo e l’informazione?
Dunque quali scenari si prospettano per il giornalismo e l’informazione? Jill Abramson si dice ottimista, per via “dell’umano bisogno di storie che onorino l’intelligenza delle persone e che siano ben scritte e curate”. Nonostante il generale calo di fiducia nell’informazione, l’autrice sostiene che le fonti autorevoli – come dimostra il caso del New York Times – saranno sempre necessarie. Per le testate giornalistiche si tratta ora di sperimentare modi diversi per offrire informazioni affidabili, sfruttando gli strumenti offerti dal digitale e dalle nuove tecnologie. Ne è un esempio il successo dei tantissimi podcast di qualità che sono proliferati in questi anni.
“Gli studenti affollano le scuole di giornalismo e vogliono essere addestrati a diventare dei veri giornalisti – conclude Abramson nella sua introduzione -. Le loro carriere attraverseranno un’epoca entusiasmante di mutamenti nella professione giornalistica. Mi piacerebbe tanto avere il tempo di scrivere un altro libro sulla rivoluzione nel campo dell’informazione, una rivoluzione che diventa sempre più elettrizzante e più importante che mai”.