Putin rafforza di giorno in giorno la stretta sui media locali e internazionali con blocchi, sanzioni e minacce di reclusione. Mentre tutto il mondo ha gli occhi puntati sull’Ucraina, la guerra sta così sparendo dallo sguardo del popolo russo
Per un cittadino russo, informarsi sull’evoluzione della guerra in Ucraina è diventato praticamente impossibile. Quello che può leggere è la semplice trasposizione dei comunicati ufficiali del governo, dai quali la parola “guerra” è bandita. Si parla di una “operazione speciale” per difendere gli abitanti delle autoproclamate repubbliche del Donbass, Donetsk e Luhansk. Fino a pochi giorni fa, alcuni media indipendenti hanno continuato a raccontare le vicende legate alla guerra in Ucraina. Poi le cose sono cambiate.
Le prime censure
In Russia l’informazione libera ha subito un primo arresto nel 2019, con l’introduzione di una legge speciale che prevede sanzioni per chiunque diffonda “notizie false”, ovvero non filogovernative. Ma dopo l’invasione dell’Ucraina, la situazione è precipitata. L’agenzia statale delle comunicazioni, Roskomnadzor, ha costretto alcuni media a chiudere, accusandoli di fomentare le proteste contro la guerra nel Paese. Tra i casi più noti, quelli de L’Eco di Mosca (Ekho Moskvy), un’emittente radiofonica storica, e del canale televisivo Rain Tv (Dozhd).
L’Eco di Mosca, letteralmente bloccata, ha dovuto vendere la radio e il sito Internet. Rain Tv, giudicata colpevole di “aizzare attività estremiste e violenze e di diffondere informazioni false e premeditate sull’Operazione speciale del personale militare russo in Ucraina” ha chiuso per protesta prima che le trasmissioni venissero interrotte. Il capo redattore Tikhon Dziadkom, insieme ad altri giornalisti, ha lasciato il Paese per la sua sicurezza personale.
Il blocco dei media internazionali
Come se non bastasse, il governo russo ha iniziato a censurare anche alcuni media internazionali. Secondo quanto annunciato, Roskomnadzor, dopo aver bloccato Facebook e Twitter, accusati di “discriminare i media russi”, ha annunciato lo stop all’accesso nel Paese di media stranieri come BBC, Voice of America, Deutsche Welle e Radio Free Europe. La BBC aveva reso noto che i suoi utenti in Russia erano triplicati nell’ultima settimana: cittadini che evidentemente, non trovando informazioni sui media locali, le cercavano altrove affidandosi all’autorevole testata britannica. Immediatamente, la BBC ha fatto rientrare i suoi giornalisti dalla Russia.
La nuova norma approvata dalla Duma
Il colpo definitivo alla libertà di informazione in Russia è arrivato venerdì 4 marzo quando la Duma ha approvato all’unanimità un disegno di legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi pubblica “informazioni false” sulle forze armate russe in Ucraina. Un esempio di “informazione falsa” è affermare che l’esercito colpisce anche i civili. È vietato anche fornire dati sulle vittime russe. Ora la norma dovrà essere approvata dalla Camera alta del Parlamento, ma ovviamente non c’è alcun dubbio sulla sua entrata in vigore.
A questo punto, anche gli ultimi media indipendenti superstiti si sono arresi. Novaya Gazeta, il cui direttore l’anno scorso è stato premiato con il Nobel per la Pace, dopo aver consultato i suoi lettori ha optato per l’eliminazione di tutti i contenuti relativi alla guerra in Ucraina. Le alternative sarebbero state chiudere del tutto o diffondere i comunicati ufficiali del governo. Questa terza via permetterà ai giornalisti della testata di continuare a lavorare onestamente, ma parlando d’altro. Come se la guerra non esistesse.