Quali sono le migliori startup, le più promettenti per diventare unicorni, cioè arrivare a valere più di un miliardo? Ecco un elenco delle potenziali.
Le start-up possono essere “scatole nere”, operazioni opache difficilmente comprensibili dall’esterno. Questa caratteristica rende difficile prevedere oggi le novità di domani. La società di ricerca Cb Insights, con il supporto della National Science Foundation, ha realizzato un algoritmo per analizzare lo “stato di salute” delle startup attraverso i dati disponibili al pubblico, identificando quelle che potrebbero raggiungere in poco tempo un valore di mercato di miliardi di dollari, ovvero – utilizzando una delle parole d’ordine più in voga nel settore tecnologico – gli unicorni. Lo spiega Mark Sullivan, in un articolo pubblicato su Fast Company.
Questo algoritmo, chiamato Mosaic, in passato ha permesso di individuare le startup più promettenti. Nell’elenco delle società Future Unicorns 2015, ad esempio, ha identificato alcuni servizi di consegna a domicilio utilizzati dai ristoranti, oggi valutati 2,5 miliardi di dollari. Nella lista era inclusa anche Dollar Shave Club, che Unilever acquistò per un miliardo l’anno successivo, mentre la società berlinese HelloFresh ha triplicato il valore delle sue azioni nel giro di un paio di anni.
Postmates, Dollar Shave Club e HelloFresh hanno colto l’ultima impennata di e-commerce incentrato sui consumatori, oggi esaurita. La maggior parte delle aziende nell’elenco 2020 di CB Insights si concentra invece sulle esigenze delle aziende, non dei consumatori. Di fatto, 37 delle 50 aziende incluse nell’elenco non hanno affatto prodotti rivolti al consumatore.
Funzioni e caratteristiche dell’algoritmo Mosaic
L’algoritmo Mosaic passa in rassegna i dati di 280.000 startup tecnologiche monitorate nel database di Cb Insights, alla ricerca di tratti condivisi. Questi fattori includono la quantità di investimenti che la startup ha attratto nonché la storia e gli elementi distintivi degli investitori e dei membri del consiglio di amministrazione dell’azienda. Evidenzia anche la crescita dei clienti, la copertura dei media e l’andamento sui social media.
Naturalmente Mosaic non è infallibile. Alcune delle aziende che ha identificato si sono rivelate delle vere e proprie catastrofi, come il mercato di auto usate peer-to-peer dell’azienda Beepi nel 2015, una startup che si è bruciata l’anno seguente.
Tuttavia, oltre alla sua funzione primaria, l’elenco fornisce un’interessante istantanea della demografia delle start-up, nel bene e nel male. Sebbene l’analisi riguardi il mondo intero, 35 delle 50 aziende presenti nell’edizione di quest’anno hanno sede negli Stati Uniti e 30 di queste provengono dalla Bay Area o da New York City. Dominato da aziende avviate da persone bianche e asiatiche, riflette anche la disuguaglianza che caratterizza il settore tecnologico: nessuna donna tra le fondatrici, imprenditori di origine afroamericana quasi assenti.
Future Unicorns 2020, le start-up vincenti ai tempi della pandemia
Quest’anno, l’elenco Future Unicorns esce nel bel mezzo della peggiore crisi sanitaria mondiale del secolo, e della crisi finanziaria che ne deriva. Ciò significa che gli aspiranti unicorni di quest’anno sono sopravvissuti, isolati dall’attuale trauma economico dai loro modelli di business, grazie alla profonda fiducia dei loro investitori o alle particolari caratteristiche dei mercati in cui si muovono.
Cockroach Labs, ad esempio, vende un prodotto IT che lavora dietro le pareti dei data center che forniscono servizi di apprendimento a distanza, telelavoro, binge-watching e teleconferenza da cui dipendiamo sempre di più. Il prodotto di Cockroach viene utilizzato da grandi aziende come Comcast, Baidu e Bose. La società di New York è supportata da alcuni VC di alto profilo tra cui Google Ventures e Benchmark. Le startup focalizzate sull’impresa come Cockroach Labs costituiscono la parte più consistente dell’elenco Future Unicorns.
Oggi, gli sviluppatori possono dedicare tutta l’attenzione al perfezionamento dell’app che forniscono ai clienti, affidandosi a una piattaforma esterna per segnalare e analizzare gli arresti anomali. Una delle società in elenco, Sentry, con sede a San Francisco, fornisce proprio una piattaforma di questo genere, che i suoi clienti possono ospitare autonomamente o eseguire dal cloud. La startup, che ha raccolto 65 milioni di dollari in capitale di rischio ed è valutata a 100 milioni di dollari, afferma che un milione di sviluppatori di 50.000 aziende, tra cui Microsoft, Disney e Symantec, usano il suo prodotto.
Start-up per il sistema finanziario
Alcuni settori, come la vendita al dettaglio e i viaggi, sono entrati nell’era digitale con relativa facilità. Aziende come Amazon e Expedia hanno avuto ruoli importanti in queste transizioni. Ora, numerose startup e investitori stanno concentrando i loro sforzi su settori più difficili da digitalizzare come i servizi sanitari e finanziari, aree maggiormente regolamentate e legate ai tradizionali flussi di lavoro.
Le società di tecnologia finanziaria (fintech) sono il secondo gruppo più rappresentato nella lista di CB Insights. La maggior parte di loro sta cavalcando l’ondata di “open banking“, in cui le banche fondono i propri sistemi e dati interni con servizi esterni tramite le interfacce di programmazione delle applicazioni (API), consentendo loro di creare nuove offerte per i clienti.
Un esempio è Tink, con sede a Stoccolma, che collabora con le banche europee per creare app che offrano agli utenti funzionalità di pianificazione finanziaria e la possibilità di vedere tutti i loro account in un unico posto. Divvy con sede a Lehi, Utah, ha realizzato una piattaforma di gestione delle spese che consente alle aziende di emettere e gestire più facilmente le carte di credito aziendali. I report delle spese scompaiono perché tutti gli acquisti vengono effettuati con la carta e tracciati attraverso la piattaforma.
Start-up per la salute digitale
Le startup legate alla salute digitale non hanno avuto difficoltà a trovare il loro spazio nel settore sanitario negli ultimi 10 anni. “L’assistenza sanitaria negli Stati Uniti è un ecosistema molto vasto con enormi inefficienze, incentivi trasversali e interessi radicati – spiega Bryan Roberts, partner di Venrock, un investitore di alto livello nelle società sanitarie digitali – e un settore enorme, inefficiente e importante dell’economia è spesso terreno fertile per l’inserimento di startup innovative”.
La pandemia di Covid-19 ha amplificato i problemi esistenti del sistema sanitario e ha evidenziato la necessità di approcci tecnologici a problemi di vecchia data. Un’area di reinvenzione immediatamente aperta dal virus è la telemedicina, poiché milioni di persone bloccate a casa hanno avuto accesso ai servizi sanitari in remoto per la prima volta. Un potenziale unicorno, Doctor on Demand, che fornisce visite virtuali con la sua rete di medici di base, ha visto una rapida crescita della domanda da marzo. Altre due startup della lista, Omada Health, specializzata nella gestione delle condizioni di salute cronica, e Lyra, che offre servizi di salute mentale, sono rapidamente migrate verso le visite tramite video durante la pandemia. Un’altra società, la Capsule, con sede a New York City, ha visto fiorire il suo servizio di consegna a domicilio di prescrizioni mediche.
Oltre ad aprire nuove possibilità per le startup, la pandemia ha introdotto un livello di incertezza mai registrato in precedenza. Non c’è modo di prevedere tutti gli effetti diretti e indiretti sulle startup che avverranno durante l’incerta ripresa futura: sicuramente ci attende un numero di sorprese ancora maggiore del solito.