In un contesto sovraffollato di notizie giornalistiche, scegliere a quali dare fiducia e quelle da cui, invece, diffidare, non è sempre facile. A determinare l’affidabilità contribuiscono diversi fattori, spesso non razionali
In un flusso costante di informazioni, provenienti dalle fonti più disparate, non è facile stabilire quali di queste risultino affidabili e quali meno. Un rapporto del Reuters Institute rileva che il rispetto dei classici standard giornalistici risulta meno importante della reputazione di chi scrive e della testata. Inoltre, anche il modo in cui le informazioni vengono raccontate e lo stile linguistico hanno un buon peso. Come possono quindi giornalisti ed editori migliorare il rapporto con i propri lettori?
Il dubbio sulle fonti
La ricerca di Reuters Institute ha coinvolto quattro Paesi: Brasile, India, Regno Unito e Stati Uniti. Il primo elemento che emerge e che accomuna tutti gli intervistati è la complessità dell’argomento. Non esistono persone pienamente fiduciose nell’informazione e, viceversa, gli scettici assoluti. Le persone hanno espresso opinioni sfumate sulla varietà di fonti di notizie a loro disposizione. In altre parole, la fiducia non è un concetto univoco, ma deriva al contrario da un mix di atteggiamenti.
La linea di demarcazione più importante, tuttavia, separa chi distingue tra le fonti delle notizie (fidandosi di alcune ma diffidando di altre). E chi invece non sa in che modo attribuire credibilità a una fonte piuttosto che a un’altra. In quest’ultimo caso, prevale un senso di “sopraffazione” causato dalla mole di informazioni disponibili. Così, si finisce per non fidarsi di nessuno.
Le notizie e la “sensazione” di fiducia
In secondo luogo, nonostante molti considerino importante una seria metodologia nell’approccio giornalistico, in cui vengano specificate le fonti e spiegato il processo di analisi, risulta preponderante nella scelta delle notizie la fiducia incondizionata nel brand. Chi è cresciuto leggendo un certo giornale, ad esempio, continua a fidarsi di esso, senza porsi troppe domande. La fiducia, quindi, sembra essere maggiormente legata all’istinto e alle abitudini piuttosto che ad un’analisi razionale. Diversi intervistati hanno detto che alcune testate, più di altre, trasmettono loro una “sensazione” di fiducia.
Anche lo stile, il modo in cui le notizie vengono esposte, gioca un ruolo importante. La semplice cura nell’esposizione, la correttezza lessicale e grammaticale, suggerisce un sentimento di fiducia. Il terzo aspetto rilevante è legato ai social media e alle app di messaggistica. Strumenti apprezzati e utilizzati di frequente per informarsi in quanto pratici e veloci, ma allo stesso tempo considerati più rischiosi dal punto di vista dell’attendibilità.
Come stabilire un rapporto di fiducia con i lettori
Il fatto che molte persone siano inconsapevoli di quale sia il metodo migliore per valutare l’attendibilità di una notizia lascia ampi margini di manovra alle testate e ai giornalisti. Che, per migliorare il rapporto di fiducia con i propri lettori, potrebbero puntare su una maggiore trasparenza. Sfruttando il web per spiegare con chiarezza chi sono e come lavorano.
In un contesto sovraffollato come la rete, questi dati, infatti, non emergono autonomamente, ma devono essere comunicati in modo esplicito. Si tratta, quindi, di investire tempo e risorse per definire e raccontare al meglio la propria identità, in modo da rendersi riconoscibili e conquistare, su basi verificabili, la fiducia dei lettori.