Nel corso dell’ultimo anno, la pandemia ha influito sul consumo dei media, digitali e tradizionali, rafforzando alcune tendenze in corso e ribaltandone altre. Vediamo quali, percorrendo i punti salienti del Reuters Institute Digital News Report 2021
Il Reuters Institute for the Study of Journalism ha recentemente pubblicato il Digital News Report 2021, uno degli studi più completi sulle tendenze in corso nella fruizione dell’informazione digitale (e tradizionale) nel mondo. Quest’ultima edizione è particolare rispetto alle precedenti in quanto inevitabilmente influenzata dalla pandemia che ha segnato l’intero 2020. L’imponente ricerca si basa sull’analisi di 92mila interviste in 46 Stati di tutto il mondo. E i risultati, in alcuni casi, sorprendono. Vediamone alcuni.
Risale la fiducia nell’informazione
In un momento storico in cui la fiducia nell’informazione sembra vacillare pericolosamente, la ricerca restituisce un dato controcorrente: la fiducia nelle notizie è cresciuta, in media, del 6% sulla scia della pandemia, con il 44% degli intervistati che afferma di fidarsi della maggior parte delle notizie. Questo dato inverte, in una certa misura, le recenti cadute della fiducia media, portando livelli a quelli del 2018. La Finlandia resta il Paese con i più alti livelli di fiducia complessiva (65%), mentre gli Stati Uniti mostrano i livelli più bassi (29%). L’Italia si colloca a metà strada, con un 40%.
Bene i telegiornali, male i giornali
I telegiornali hanno continuato a ottenere un buon riscontro in diversi Paesi, mentre i giornali cartacei hanno visto un ulteriore declino quasi ovunque, poiché le limitazioni alla mobilità imposte dal Coronavirus hanno avuto un impatto concreto sulla distribuzione, accelerando il passaggio al digitale. Il significativo aumento nella fruizione dei telegiornali non sorprende, considerando che le persone hanno dovuto trascorrere moltissimo tempo chiuse in casa; tuttavia, allo stesso tempo – sottolinea il report – questo dato ribadisce anche l’importanza di un mezzo accessibile, facile, affidabile, capace di raggiungere un’audience molto ampia e variegata.
Sul fronte della stampa nostrana, dal report emerge che il 18% degli italiani legge ancora i quotidiani cartacei (-4%), mentre il 40% dei nostri concittadini dice di fidarsi dei giornali (+11%). Curioso il dato che rivela la percezione da parte dei lettori di tutto il mondo rispetto al tracollo della stampa: il 19% pensa che le testate giornalistiche guadagnino più di 10 anni fa, mentre un 14% ritiene che le entrate siano rimaste sostanzialmente stabili; un 36% non sa, e in ogni caso più della metà delle persone intervistate non ritiene che questo rappresenti un problema.
Il ruolo dell’imparzialità
Il panorama giornalistico mondiale è caratterizzato – naturalmente con ampie variazioni da un Paese all’altro – da una pluralità di voci, con una prevalenza di media politicamente schierati. La maggior parte degli intervistati (74%) afferma però di preferire notizie che riflettano un’ampia gamma di punti di vista e consentano loro di decidere liberamente cosa pensare. Il 66% delle persone pensa che i notiziari dovrebbero cercare di essere neutrali su ogni questione, anche se i più giovani mettono in dubbio il concetto di imparzialità su questioni rilevanti come quelle legate ai diritti o alla giustizia sociale.
Social media e disinformazione
La fiducia nelle notizie provenienti dai social è rimasta sostanzialmente stabile. L’utilizzo dei social media per la fruizione delle notizie rimane elevata, soprattutto da parte dei giovani e della popolazione con un livello di istruzione inferiore. Le app di messaggistica come WhatsApp e Telegram sono diventate particolarmente popolari nel Sud del mondo, generando preoccupazione sulla diffusione di fake news e sulla disinformazione sul Coronavirus. I timori legati al dilagare di informazioni false e fuorvianti vanno dall’82% in Brasile al 37% in Germania. Facebook è considerato il principale canale utilizzato per diffondere informazioni false quasi ovunque, ma le app di messaggistica sono viste come un problema più grande in alcuni Paesi, come Brasile e Indonesia.
News online a pagamento
In alcuni dei Paesi occidentali più ricchi si riscontra un significativo aumento nei pagamenti per le notizie online; tuttavia, nel complesso, la percentuale di persone che sceglie di pagare per informarsi online rimane molto bassa. In 20 Paesi analizzati, il 17% degli intervistati ha detto di avere pagato per l’informazione digitale durante il 2020. In testa vediamo la Norvegia con il 45% (+3), seguita da Svezia (30%), Stati Uniti (21%), Finlandia (20%), Paesi Bassi (17%) e Svizzera (17%). Minori progressi in Francia (11%), Germania (9%) e Regno Unito (8%). In Italia, il numero di chi paga per leggere le news online è aumentato del 3% in un anno (ora è un italiano su 13).