Dai camerini online agli occhiali AR, il processo di acquisto sta cambiando radicalmente, spostando in una dimensione virtuale tutti quei processi che tradizionalmente avvenivano in negozio
La pandemia ha modificato radicalmente le abitudini di acquisto dei consumatori, imprimendo una spinta ulteriore alla tendenza già in atto di “virtualizzare” il processo di vendita. Alla crescita degli e-commerce, si affianca lo sviluppo della realtà aumentata come strumento utilizzato nel retail per spostare online attività che tipicamente avvenivano in negozio. Una su tutte, la prova dei vestiti nei camerini, resa già disponibile in forma virtuale da GAP, Levi’s, H&M e molti altri brand di vendita al dettaglio.
Così, molte persone, in parte per ragioni di sicurezza, unite a una maggiore praticità e rapidità del processo, scelgono e “provano” tramite web capi d’abbigliamento, per poi completare l’acquisto direttamente online o eventualmente in negozio, dove ci si reca solo per comprare il capo già individuato. Un cambiamento che non si limiterà a questo particolare periodo, ma che sta tracciando la rotta per il futuro dello shopping verso la realtà aumentata.
Mercato della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR)
Il business della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR) è destinato a crescere di 125,19 miliardi di dollari nel periodo 2020-2024. Questo dato emerge da una ricerca di Technavio, che evidenzia inoltre un tasso annuo di crescita composto (CAGR) di oltre il 35% nel periodo di previsione. La crescita registrata nel corso del 2020 di questo mercato è pari invece al 26,35%. Dati che mettono in luce la rapida diffusione della realtà aumentata a livello globale in diversi settori aziendali.
Lo shopping e le prove virtuali
La possibilità di “provare” un capo di abbigliamento tramite web esiste in realtà già da diversi anni. Tra i primi brand a introdurla ci fu Converse con la sua app Sample It, ormai dieci anni fa. Oggi, però, questa pratica è molto più diffusa e decisamente più efficace e funzionale, grazie ai progressi nel campo dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Da questo punto di vista, le limitazioni imposte dal Covid hanno rappresentato quindi un’opportunità d’innovazione.
I camerini virtuali rappresentano una delle applicazioni più utilizzate della realtà aumentata nell’ambito dello shopping. L’azienda israeliana Zeekit li ha sviluppati per brand come Macy’s, Adidas e Levi’s, mentre la startup MySize ha annunciato una “esperienza di prova gamificata” che unisce un’accurata selezione delle taglie a un’immediata comprensione e livello visivo. I marchi di cosmetica come Sephora e L’Oréal permettono di “truccarsi” sul web, mentre dal sito di Ikea è possibile vedere come i mobili appariranno a casa propria.
Una nuova frontiera: gli occhiali per la realtà aumentata
Un’altra tecnologia che avrà ampi margini di crescita è quella degli occhiali per la realtà aumentata: un dispositivo che sovrappone contenuti digitali alla visione del mondo reale. La realtà aumentata è già disponibile da anni nelle app per smartphone, come nel gioco di Niantic “Pokémon Go”. Ma anche nei tool per lo shopping che consentono alle persone di vedere come potrebbe apparire un divano nel proprio salotto. Ora le aziende stanno spingendo per applicare la stessa tecnologia direttamente davanti agli occhi dei consumatori.
Facebook sta lavorando su occhiali AR e braccialetti con sensori in grado di rilevare i movimenti delle dita; in collaborazione con Ray-Ban, lancerà nel frattempo degli occhiali già dotati di alcune funzioni tecnologiche, come step intermedio. Diverse aziende si stanno orientando in questa direzione che, se verranno superati i possibili ostacoli tecnici, etici e finanziari, potrà dare vita a una nuova categoria di tecnologie informatiche che cambierà per sempre il modo di fare shopping.