L’immaginario dei ragazzi africani gira intorno alle storie che vedono e che gli raccontano. Ma molte di queste, non parlano di loro.
Il potere della narrazione è trasversale a tutte le culture. Da sempre, in ogni luogo, in ogni epoca, l’uomo si racconta per definire sé stesso, il proprio ambiente, la società in cui vive. The Conversation spiega come l’accesso a storie di qualità possa migliorare la vita degli adolescenti in Africa a partire dall’esperienza di Accelerate, un progetto promosso da UK Research and Innovation che sta portando avanti un lavoro con gruppi di adolescenti in Africa per capire come i giovani vedono la propria vita in termini narrativi e come la disuguaglianza configura i loro rapporti con la narrazione.
La ricerca ha portato a scoprire che le storie con le quali i giovani del continente africano entrano in contatto – nei film, nei contenuti web e nella letteratura – tendono a riguardare gli “altri”, da altre parti, in altri luoghi, quasi sempre lontani. Esiste una barriera che in qualche modo blocca le vicende locali, tendenzialmente sottovalutate. L’obiettivo del progetto, dunque, è mettere in atto interventi mirati per modificare questa modalità e migliorare la vita degli adolescenti attraverso una narrazione che nasca dall’ambiente in cui vivono, dalla loro esperienza personale.
I risultati del progetto
In un seminario organizzato a Cape Town, chiamato Narrative and Adolescence, (Narrazione e Adolescenza), narratori professionisti, attori e gruppi di giovani hanno esplorato, tramite performance, disegni e giochi di ruolo, il modo in cui gli approcci narrativi possono consentire agli adolescenti di percepirsi in modo più centrato e positivo nei loro contesti di appartenenza.
L’esperienza ha mostrato che i giovani valutano le storie imposte loro dai media o dai genitori come tendenzialmente negative (episodi di gangster, di perdenti, di povertà), mentre percepiscono come positive quelle provenienti da altrove (storie rivoluzionarie, che in molti casi comportano una fuga dalle comunità di origine). Inoltre, è emersa l’apertura, la curiosità dei giovani, la loro creatività, elementi che hanno rafforzato l’idea che la narrazione possa davvero incidere nelle loro vite.
Il potere delle storie
Numerosi studi dimostrano come l’arte possa aiutare a strutturare anche esperienze dolorose come la malattia: come vediamo il mondo è altrettanto importante di come è il mondo. Se non è possibile cambiare lo stato dei fatti, parlarne può influenzare il modo in cui la percepiamo. Un giornale locale ha riportato come, durante il lockdown, per i giovani sudafricani sia stato molto importante poter accedere a una piattaforma in cui raccontare e leggere storie di speranza e di guarigione che hanno coinvolto persone “come loro”.
Geografie irregolari della narrazione
Fattori economici, sociali e culturali condizionano il modo in cui le persone accedono a piattaforme di narrazione come teatro, reading e gruppi di lettura. Ciò non significa che i paesi africani soffrano di carenza di storie. Al contrario. È la disponibilità di occasioni e strutture per eventi di questo genere ad essere limitata. In questo senso la provenienza geografica influenza la disponibilità di stimoli capaci di alimentare l’immaginazione di un popolo. Sebbene la creatività non sia correlata alla ricchezza, per alcune persone le condizioni materiali costituiscono un limite all’accesso a una serie di possibili narrazioni, soprattutto a quei racconti che li coinvolgono in prima persona.
Le ragioni della disuguaglianza narrativa includono la mancanza di rappresentanza nella cultura popolare globale: i ragazzi del Sudafrica vedono molto poco di ciò che riguarda se stessi e il loro mondo nelle storie a cui possono accedere, dominate dall’immaginario occidentale. Inoltre, i sistemi di valori dominanti tendono ad associare la libertà individuale al consumo.
In Sudafrica, l’accesso all’istruzione, il retaggio coloniale, le differenze nel linguaggio e negli accenti costituiscono ulteriori barriere alla formazione di un sistema narrativo diffuso. Un recente concorso di scrittura ha dimostrato la riluttanza dei giovani nigeriani a considerarsi protagonisti. D’altronde, se abbiamo accesso solo a determinati modi di raccontare, tendiamo a limitare la nostra immaginazione ai confini prestabiliti e conosciuti.
Dunque non conta solo quali storie raccontiamo, ma anche come si accede alle storie. Per questo, è fondamentale finanziare piattaforme come le radio di comunità, gli incontri di improvvisazione teatrale, narrativa e poetica, i teatri, i luoghi di socialità. Le infrastrutture dedicate alla narrazione possono costituire una potente forza per il cambiamento.