Nonostante la pandemia abbia bloccato diversi settori, il content marketing ha subìto nel 2020 un calo minimale rispetto ad altre attività pubblicitarie. I dettagli nel report “Sizing the Content Marketing Opportunity”
The Branded Content Project, un’iniziativa di Local Media Consortium, Local Media Association e Facebook Journalism Project, ha pubblicato i risultati di un rapporto dedicato al content marketing, realizzato in collaborazione con Borrell Associates Inc. Il dato principale che ne emerge è che, nonostante la pandemia da Covid-19, il content marketing è rimasto relativamente stabile nel 2020. E si prevede che diventerà una priorità per la maggior parte delle aziende nel 2021.
Nel 2020 un calo dell’1.5%
Con le spese per la pubblicità in calo di percentuali a due cifre nel 2020, il rapporto “Sizing the Content Marketing Opportunity” prevede che l’importo speso dalle aziende statunitensi per il content marketing scenderà solo dell’1,5% entro la fine dell’anno, attestandosi a 63,3 miliardi di dollari. Il calo è dovuto quasi interamente ai tagli sul marketing delle categorie più colpite dalla pandemia. Viaggi e turismo, intrattenimento dal vivo, eventi sportivi, abbigliamento e attività ricreative hanno ridotto le spese di marketing del 19% a causa di rallentamenti o interruzione dell’attività.
L’attrattiva delle piattaforme digitali
Il content marketing è diventato un’opzione sempre più popolare tra le aziende, comprese le piccole imprese. Secondo un panel delle PMI dell’ottobre 2020 a cura di Borrell Associates, il 46% delle piccole imprese ha dichiarato di utilizzare branded content in diverse forme; il 45% ha affermato che è diventata una priorità nel 2020 e il 56% che ha intenzione di introdurlo nel 2021. Le piattaforme digitali rappresentano l’attrattiva principale e il canale di destinazione privilegiato per il content marketing, grazie all’interattività, alla flessibilità e adattabilità a diversi formati (digitale, audio, testo ecc.). Ma la vera forza trainante è la capacità del digitale di “andare in profondità” sui contenuti senza spese aggiuntive. Seguono, nella distribuzione delle spese per il content marketing, televisione e direct mail.
Le categorie in testa alla classifica
Il rapporto rileva le 16 categorie (su un totale di 100) che spendono di più nel content marketing, dedicandovi tra il 45% e il 66% del budget totale per il marketing. L’elenco è dominato da aziende sanitarie e mediche, finanziarie e bancarie, istituzioni, università, musei e servizi per l’infanzia. Tra le categorie che nel 2020 hanno aumentato la spesa per il content marketing tra il 5% e il 9% rientrano i servizi per la salute mentale, college e università, servizi finanziari, agenti immobiliari e amministrazioni locali e statali. In pratica, tutti i settori che prevedono il contatto con il pubblico. La ricerca mostra inoltre che più della metà delle attività di content marketing è esternalizzata. L’80% delle aziende esternalizza la produzione dei contenuti, il 37% la distribuzione.
Una crescita solida
In conclusione, Branded Content Project vede la diffusione del content marketing non come una moda passeggera, bensì come una tendenza in solida crescita. Se non fosse stato frenato dalle conseguenze della pandemia, avrebbe visto un aumento anche nel corso del 2020. Infatti, a pochi mesi dalla crisi sanitaria, il content marketing risultava tra le prime 5 tra 18 diverse attività di marketing in aumento nelle piccole e medie imprese.