La curiosa battaglia che ha riguardato la pagina Wikipedia della candidata Dem Theresa Greenfield da cui è nato un dibattito nel team dell’enciclopedia web
Una si chiama Joni Ernst ed è Repubblicana, l’altra Theresa Greenfield ed è democratica.
La loro corsa al Senato degli Stati Uniti è stata una delle più combattute e importanti dell’ultima tornata elettorale. Non solo perché l’Iowa, lo stato in cui erano candidate, poteva svolgere da ago della bilancia per la maggioranza al Senato, ma anche per una curiosa battaglia che ha riguardato la pagina Wikipedia della candidata Dem. Una questione da cui è nato un importante dibattito in seno alla stessa enciclopedia online e che abbraccia al contempo diversi argomenti caldi: dalle fake news all’informazione online, content, passando per il gender gap.
Chi sono Joni Ernst e Theresa Greenfield
La prima, vecchia volpe della politica a stelle strisce con oltre 15 anni di esperienza alle spalle, ha da anni una pagina Wikipedia ricca e approfondita. La seconda, volto nuovo del partito Dem, per gran parte di questa tornata elettorale ha dovuto combattere non solo per aggiudicarsi un seggio al senato, ma anche per ottenere lo stesso riconoscimento digitale.
La sfida per il Senato
Dopo essere stata ampiamente in vantaggio nei sondaggi, la senatrice Ernst ha dovuto presto fare i conti con la rimonta della sfidante Greenfield. Alla vigilia del 3 novembre, il loro confronto diventa uno dei più combattuti e decisivi dell’intera tornata elettorale. Dal successo dell’una o dell’altra passa infatti la maggioranza al Senato e, di conseguenza, anche parte delle fortune del futuro presidente statunitense. Di pari passo con la lotta strettamente politica ne nasce però un’altra digitale, solo apparentemente meno importante.
Per gran parte della campagna elettorale, Theresa Greenfield non ha avuto alcuna pagina Wikipedia.
La questione parte da molto lontano: nel giugno 2019, Greenfield vince le primarie Dem e diversi editor iniziano a chiedersi se sia giusto o meno creare sulla piattaforma una sua pagina personale. Dopo settimane di acceso dibattito, un utente ed editor di Wikipedia decide unilateralmente di pubblicarne una prima versione, indicando la Greenfield come “personaggio di rilievo nazionale”.
La mossa viene presa come una dichiarazione di guerra. In risposta, un altro Admin blocca in maniera permanente la pagina, ponendola al vaglio degli administrators, gli editor di maggior rilievo di Wikipedia.
Con l’intensificarsi della campagna elettorale, la battaglia diventa una vera e propria crociata. Secondo le linee guida di Wikipedia, dopo il blocco, ogni utente che intende pubblicare la pagina della Greenfield deve sottoporre il testo ad un processo di revisione noto come “Articles for Creation”. Tra giugno e luglio, la pagina viene proposta e bocciata per cinque volte. In tutti i casi la risposta è sempre la stessa: Greenfield non supera “i requisiti di notorietà”.
L’involuzione di Wikipedia
Qui, occorre fare un passo indietro. Sin dalla sua fondazione nel 2001, Wikipedia si è posta l’obiettivo di creare un’enciclopedia digitale aperta, che si valesse del contributo di tutti. Un documento vivente della cultura mondiale. Il principio alla base era che chiunque avesse competenze in una determinata materia potesse contribuire alla sua crescita.
Questo approccio anti-elitario si è però ben presto rivelato un’utopia.
Per non prestare il fianco a disinformazione e fake news, ci si è dovuti allontanare dallo spirito originario. Da semplice enciclopedia, Wikipedia è diventato un media informativo e, in quanto tale, si trova sempre più spesso costretto a compiere scelte editoriali.
Oggi è il sesto sito più visitato negli Stati Uniti. Questo ha comportato anche la nascita di una specie di redazione, con gerarchie interne.
Rispetto al sogno di democratizzazione del sapere originario, la situazione attuale è molto più vicina ad un orwelliano “ogni editor è uguale, ma qualche editor è più uguale degli altri”
Tra i principi che oggi regolano la pubblicazione dei contenuti su Wikipedia ce ne sono tre che spiccano sugli altri
- notorietà
- neutralità dell’informazione
- verificabilità.
Ci sono però anche altre regole, tra le quali una contro il cosiddetto “recentismo”. Prima di una pubblicazione gli editor sono infatti chiamati anche ad applicare un “test dei 10 anni” sui contenuti, chiedendosi: Questo articolo sarà ancora rilevante tra 10 anni?
Inoltre, come non bastasse ci sono tutta una serie di restrizioni legate in maniera specifica alla politica americana. Per evitare il proliferare di contenuti di questo genere, infatti, Wikipedia ha sviluppato uno standard speciale, che in teoria si applica a tutti.
- Nessun candidato, per il semplice fatto di correre per un’elezione, acquista notorietà. Neppure quando la corsa elettorale riguarda posizioni importanti come quelle per il Senato.
- Tutti i candidati sono ritenuti, a priori, non rilevanti, a meno che non abbiano ricoperto cariche in passato o acquisito notorietà per la loro vita privata o altri traguardi.
Questo approccio ha sicuramente evitato contestazioni dalle frange più estreme dei vari partiti. Le regole restrittive hanno permesso agli editor di Wikipedia di non dover verificare e controllare molte pagine provenienti da fonti non attendibili. In questo modo, ad esempio, i suprematisti bianchi sono stati privati di una possibile piattaforma per la loro propaganda e – più in generale – l’enciclopedia ha assorbito in maniera migliore rispetto ad altre realtà online l’impatto delle fake news.
Dall’altro lato, però, una simile policy ha finito per avvantaggiare chi – come Joni Ernst – può contare su una lunga carriera alle spalle.
Come se non bastasse, la questione ha evidenziato anche un problema di genere di cui già da tempo si discute in seno alla nota enciclopedia online. Come riporta Wired, il principio di notorietà seguito da Wikipedia avvantaggia in genere quella tipologia di personaggi – celebrità, addetti ai lavori e uomini – che già godono di uno status rilevante, riflettendo tante delle disparità presenti nella società reale.
Le difficoltà incontrate da Greenfield riguardano più spesso le donne che, per uscire da questo limbo, sono costrette a vincere la loro corsa elettorale. Un esempio è quello di Alexandria Ocasio-Cortez, oggi membro di spicco delle nuove leve Dem, che per ottenere una pagina su Wikipedia ha dovuto attendere il 27 giugno 2018, il giorno dopo la sua prima vittoria elettorale.
The Greenfield Problem
Per tutta questa serie di fattori, la questione ha iniziato a divenire sempre più attuale e discussa. Alcuni dei principali editor hanno iniziato a definire la controversia con un nome :“The Greenfield Problem”.
All’inizio di ottobre, con l’Election Day sempre più vicino, la questione è arrivata sino all’Administration Noticeboards, una sorta di alto concilio di Wikipedia, attraverso cui – tra le altre cose – i principali editor della piattaforma analizzano la pertinenza o meno delle pubblicazioni. A favore della mozione Greenfield si è speso anche Jimmy Wales, uno dei cofondatori dell’enciclopedia online.
Anche la discussione finale è una testimonianza della portata del caso: le decisioni del Noticeboard vengono solitamente espresse in brevi testi di un paragrafo o due, il dibattito in questione è andato ben oltre, sforando le 4000 parole.
Alla fine, la fazione pro-Greenfield ha avuto la meglio con una buona maggioranza (20 voti a 7).
Il 21 ottobre 2020, dopo mesi di rifiuti e ad appena 13 giorni dalle elezioni, la pagina di Greenfield è finalmente andata online.
La pubblicazione non è stata coronata da una vittoria alle urne. Il posto al Senato è andato alla rivale Ernst.
Per Theresa Greenfield, cui auguriamo il meglio per il futuro della sua carriera politica, il destino potrebbe però avere in serbo un esito diverso da quello immaginato: non essere ricordata per la sua attività al Senato negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo per aver cambiato Wikipedia.