Il social network cinese è entrato anche nella politica. I sostenitori di Trump e del #BlackLivesMatter si scontrano. Ma non sono gli unici.
TikTok, il social cinese sempre più diffuso nel mondo, soprattutto dai più giovani, è diventato luogo privilegiato di formazione ideologica e attivismo politico. Nonostante la riluttanza della società proprietaria a essere coinvolta nella politica – il servizio non consente pubblicità di questo genere – la piattaforma ha attirato l’interesse di diversi partiti.
Grazie alla sua capacità di aggregare in tempi rapidi le persone, TikTok è stato determinante, ad esempio, nell’organizzazione di una campagna di falsa registrazione di massa in vista di una manifestazione di Trump a Tulsa, in Oklahoma, dove molti posti erano vuoti. Ha amplificatoriprese video che mostrano la brutalità della polizia, nonché scene e commenti delle proteste di Black Lives Matter in tutto il mondo. Alcune testate e commentatori sostengono che la generazione TikTok salverà il mondo. La realtà è più complicata: TikTok rappresenta una comunità diversificata, diffusa sul territorio, ma disunita, di milioni di giovani.
Il New York Times, una delle voci più autorevoli che ha posto l’attenzione su questo fenomeno, approfondisce in un articolo questa relazione, riprendendo uno scambio di e-mail tra due esperti di comunicazione, Ioana Literat, docente presso il Teachers College, Columbia University, e Neta Kligler-Vilenchik, docente di comunicazione presso l’Università ebraica di Gerusalemme.
Le nuove forme di espressione politica su TikTok
Sulla stampa tradizionale e sui social più ‘datati’, come Twitter, da un lato i giovani sono salutati come il futuro della democrazia; dall’altro, le persone sono preoccupate perché i ragazzi non si presentano alle urne, sono vittime della disinformazione e non leggono i giornali. Si tratta, in fondo, di paure e speranze presenti in ogni epoca, indipendentemente dalla tecnologia più diffusa. La maggior parte dei commentatori adulti, in sostanza, conosce molto poco TikTok.
Dal punto di vista dell’espressione politica, TikTok ospita un’influente comunità di attivisti liberali, ma anche voci politiche conservatrici e pro-Trump vi trovano spazio. Su TikTok puoi trovare giovani che mimano con il labiale i discorsi di Obama così come di Trump, dichiarazioni politiche e organizzazioni di attivisti, ma anche contenuti razzisti e sessisti, teorie della cospirazione, disinformazione, fino a bambini che sfoggiano la loro collezione di armi.
È difficile parlare di consenso; piuttosto, si può affermare che TikTok abilita l’espressione politica collettiva per i giovani, permette loro di collegarsi a un pubblico simile usando risorse simboliche condivise che possono essere fisiche, visive o virtuali, come gli hashtag, danze, colonne sonore virali, risorse che aiutano a facilitare le connessioni e a mettere in primo piano gli aspetti collettivi dell’espressione politica dei giovani.
Il conflitto politico su TikTok
Il conflitto politico su TikTok è ancora relativamente limitato e, se avviene, non è molto produttivo. Si riduce prevalentemente a una discussione polarizzata – noi contro loro. La particolarità del confronto su questa piattaforma consiste nel fatto che tutto è filtrato attraverso le identità e le esperienze personali dei giovani, portando il dialogo politico su un piano molto personale. I giovani, spesso, dichiarano diverse identità sociali – nero, messicano, l.g.b.t.q., redneck – in relazione diretta con le loro opinioni politiche.
Tornando al discorso delle risorse simboliche, si osserva come esse racchiudano il potenziale per uno scambio di opinioni politiche. Ad esempio, alcuni utenti possono scegliere di taggare ilproprio video con #bluelivesmatter e parlare con un determinato pubblico, oppure scegliere #blacklivesmatter e, in questo modo, raggiungere un pubblico diverso, con una visione differente. Spesso questo viene fatto ironicamente, come una parodia delle opinioni degli altri, ma può anche essere un modo per innescare una conversazione tra le parti.
TikTok e il tema del razzismo – il caso #BlackLivesMatter
Gli elementi collettivi dell’espressione politica dei giovani – che si materializzano, ad esempio, in canzoni molto diffuse come “This Is America” di Childish Gambino – sono aspetti salienti nel contesto dell’espressione legata a BlackLivesMatter su TikTok. Così come gli hashtag, queste canzoni funzionano come thread connettivi tra i video. Allo stesso tempo, esiste un’ampia varietà in termini di stile ed espressione, dalla rabbia all’umorismo, dalle canzoni originali ai filmati di proteste, dai meme alle interviste.
C’è anche un innovativo senso di consapevolezza generazionale e solidarietà generazionale collegato a questo concetto di espressione politica collettiva: nel filmato di proteste, si notano molti commenti come “La Gen Z sta cambiando il mondo”, “la nostra generazione è così potente”, “Adoro la nostra generazione con tutto il cuore”, il che è davvero interessante perché le “generazioni”, normalmente, non parlano di sé, non si riferiscono a sé stesse come entità, come gruppi di appartenenza, lasciando queste categorie e questa terminologia a osservatori esterni ed accademici. È possibile che i giovani stiano reclamando questi termini per far valere il loro libero arbitrio.
Colpisce, inoltre, come gli stessi hashtag vengano utilizzati anche da persone al di fuori degli Stati Uniti per sostenere il movimento Black Lives Matter e collegarlo a istanze locali di razzismo e protesta antigovernativa. Ad esempio, in Israele le proteste in solidarietà del BLM si sono fuse con la protesta degli israeliani di origine etiope che soffrono di discriminazione razziale e brutalità da parte della polizia. Questo spiega come TikTok consenta ai giovani di collegare un messaggio politico personale a un momento politico di ampia portata.