Non è la prima volta che Internet gioca un ruolo importante nella diffusione di informazioni sui conflitti internazionali. Tuttavia, mai come in questi giorni abbiamo assistito ad una proliferazione di video, immagini, dati in presa diretta realizzati da chi sta vivendo la guerra in prima persona
A sole 24 ore dall’invasione della Russia in Ucraina, nel mondo è stata diffusa una quantità di informazioni pari a quella prodotta in un’intera settimana di guerra in Iraq. A riportare questo dato è il giornalista Daniel Johnson, in un articolo pubblicato su Slate. L’orario preciso del primo assalto aereo delle forze armate russe nei pressi di Kiev è stato comunicato praticamente in tempo reale. Non solo: immediatamente è stata resa nota l’età di uno dei due soldati russi catturati dagli ucraini, perché un giornalista ha trovato i suoi profili sui social media. Al contempo, Google Maps ha rivelato le rotte delle corazzate russe, per via degli avvisi inviati ai civili in fuga, rimasti bloccati nel traffico.
La straordinaria quantità di materiale non ufficiale
Fin dai primi istanti, chiunque ha potuto trovare, con una semplice ricerca online, filmati di attacchi aerei, battaglie, elicotteri abbattuti, civili presi di mira. E la stragrande maggioranza di questi documenti non proviene da fonti ufficiali o tradizionali. I cittadini ucraini hanno iniziato a pubblicare su Reddit e su Tik Tok le riprese dei combattimenti quando questi erano ancora in corso. Una quantità enorme di notizie si è generata spontaneamente sul web.
Sui social media sono nati account interamente dedicati all’analisi dei combattimenti e dei movimenti delle forze armate russe. Realizzare un servizio giornalistico richiede tempo, attrezzature e personale formato. Specialmente quando ci si trova sul territorio dov’è in corso un conflitto armato. Questa procedura limita inevitabilmente la produzione giornalistica dei principali media di tutto il mondo: impossibile stare al passo di una guerra trasmessa in diretta streaming da chi la sta vivendo in prima persona sulla propria pelle.
Ucraina in guerra: strada aperta alle fake news
I messaggi ufficiali provenienti dall’Ucraina talvolta possono sembrare confusi, ma d’altronde è normale arrancare al confronto di questo costante avvicendarsi di narrazioni. Uno stato confusionale che ha facilitato, oltre al proliferare di informazione in presa diretta da parte dei cittadini, la diffusione di fake news. Ecco allora che l’informazione dei media tradizionali recupera la sua ragione d’essere: non sarà immediata, ma è sicura. Altrimenti, come fare a distinguere un video reale da uno contraffatto? In alcuni casi i falsi sono riconoscibili, con un po’ d’attenzione; in altri non è così facile accorgersi della differenza.
Dalla Primavera araba all’Ucraina
La crescita esplosiva di Internet e dei social è stata visibile già dalla Primavera araba alla fine del 2010, e poi con la guerra civile in Siria. In realtà, allora, nella maggior parte dei casi i filmati e le informazioni provenienti dalle persone coinvolte arrivavano al pubblico generico tramite un intermediario, un interlocutore chiave che poi li diffondeva al resto del mondo. Già diversa la situazione nel 2020, quando le immagini dell’omicidio di George Floyd hanno fatto il giro del web scatenando proteste imponenti a livello internazionale. Dopodiché, le proteste stesse sono state ampiamente documentate dai manifestanti, mettendo in luce singoli casi di violenza da parte della polizia.
Due anni dopo, la situazione ha subito un’ulteriore evoluzione: sono i social a guidare l’informazione. Gli stessi giornalisti li utilizzano come fonte. Il primo video dell’invasione dell’Ucraina non proveniva dalle troupe giornalistiche al confine, ma dai filmati delle telecamere a circuito chiuso diffusi online. I reporter pubblicano dati aggiornati sulla prima linea del conflitto sulla base della geolocalizzazione dei combattimenti riportati sui social media. In qualunque modo questo conflitto si evolverà, l’Ucraina in guerra avrà centinaia di testimoni che ne diffonderanno i filmati in pochi minuti.